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L’adesivo universale nelle diverse procedure di riparazione

Articolo del Dr. Michał Jaczewski

 

Quando si lavora con il composito, uno degli aspetti più importanti è la comprensione dei meccanismi di adesione. Scegliere il composito giusto è una cosa, ma scegliere un sistema di adesione adeguato e utilizzarlo correttamente è un aspetto altrettanto importante che influisce sulle prestazioni a lungo termine di un restauro diretto.

Esistono molti adesivi sul mercato: sistemi a due flaconi (primer e bond) ma anche a singolo flacone. Per chi cerca di scegliere l'adesivo ideale per un caso clinico specifico, il numero di prodotti disponibili può rappresentare una sfida. La tentazione di usarli tutti, in modi leggermente diversi, può comportare errori. Nel mio studio dentistico mi impegno a semplificare le procedure.

Per questo motivo ho iniziato a cercare un sistema di adesione che offrisse un senso di sicurezza in termini di adesione, ma anche di facilità d'uso in diverse situazioni cliniche. Ho optato per un adesivo di ottava generazione con le caratteristiche desiderate: CLEARFIL™ Universal Bond Quick (Kuraray Noritake Dental Inc.). L'adesivo universale in un unico flacone è ideale per un'ampia varietà di procedure di adesione eseguite nello studio dentistico.

 

OTTIME PROPRIETÀ

CLEARFIL™ Universal Bond Quick può essere utilizzato nella tecnica di mordenzatura totale e selettiva dello smalto in combinazione con un gel mordenzante come K-ETCHANT Syringe (Kuraray Noritake Dental Inc.). È anche un adesivo automordenzante e, utilizzato in combinazione con il materiale da ricostruzione a polimerizzazione duale CLEARFIL™ DC CORE PLUS o con il cemento resinoso universale a polimerizzazione duale PANAVIA™ SA Cement Universal (entrambi Kuraray Noritake Dental Inc.), è anche la scelta ideale per la cementazione nel canale radicolare e per la cementazione di inlay o corone realizzati con una varietà di materiali da restauro diversi, dal metallo alla zirconia al disilicato di litio. L'efficienza delle procedure cliniche è supportata dalla Rapid Bond Technology incorporata, che elimina la necessità di frizionamenti prolungati o di attendere che l'adesivo penetri nel substrato e che il solvente evapori. Tra i componenti chiave di questa tecnologia vi sono i monomeri amidici idrofili, che consentono alla soluzione adesiva di penetrare in modo straordinariamente rapido nella dentina umida, oltre ad avere un'elevata capacità di polimerizzazione. Inoltre, nella formulazione è incluso il monomero originale MDP che, insieme ai monomeri amidici, garantisce un'elevata forza di adesione allo smalto e alla dentina, ottenibile con una semplice procedura di applicazione, asciugatura all'aria e fotopolimerizzazione.

Le proprietà descritte fanno di CLEARFIL™ Universal Bond Quick una delle soluzioni adesive più versatili e facili da usare nello studio dentistico. La sensibilità dell'operatore è bassa, così come la sensibilità della tecnica, poiché la procedura in tre fasi è sempre la stessa. I seguenti casi illustrano il suo utilizzo nel contesto di diverse procedure di riparazione.

 

RIPARAZIONE DI RESTAURI IN COMPOSITO

Uno dei principali vantaggi dell'utilizzo del composito come materiale da restauro risiede nel fatto che può essere modificato e riparato in qualsiasi momento. Indipendentemente dal fatto che si rilevi una bolla d'aria sulla superficie, che si debba regolare il colore, che si verifichi una frattura o che si debbano aggiungere materiali a seguito dell'usura, la modifica o la riparazione sono facilmente realizzabili senza dover sacrificare ulteriori quantità di struttura dentale sana. Quando una mascherina in silicone è stata prodotta per il trattamento iniziale ed è ancora disponibile, e l'operatore sa quale composito è stato utilizzato per il restauro originale, la tecnica di iniezione fluida può essere scelta come metodo particolarmente facile ed efficiente per riparare un restauro. Tuttavia, il protocollo consigliato è leggermente diverso a seconda dello stato della superficie del restauro.

 

CASO 1: PROCEDURA DI RIPARAZIONE IMMEDIATA

Quando un restauro è stato danneggiato o è comparsa una bolla d'aria durante l'iniezione di un composito fluido, la procedura è leggermente diversa. In questo caso, lo strato di inibizione dell'ossigeno è solitamente ancora presente sulla superficie del restauro. Pertanto, è possibile applicare semplicemente un'ulteriore porzione di composito (Figg. da 1a a 1d). Questa misura è possibile anche dopo la contaminazione della superficie del composito con acqua, saliva o sangue. È sufficiente sciacquare accuratamente la superficie e asciugarla prima di applicare la nuova porzione di composito. Per la massima sicurezza, è possibile utilizzare anche un adesivo universale.

 

Fig. 1a. Procedura di riparazione applicabile ai difetti di un restauro in composito quando lo strato di inibizione dell'ossigeno non è ancora stato rimosso: bolla d'aria rilevata nella regione interprossimale.

 

Fig. 1b. Applicazione di una nuova porzione di composito dopo il risciacquo e l'asciugatura. La superficie adiacente è protetta con un nastro di PTFE.

 

Fig. 1c. La mascherina in silicone riposizionata è stata utilizzata per dare al restauro la forma originariamente prevista.

 

Fig. 1d. Restauro finale.

 

CASO 2: PROCEDURA DI RIPARAZIONE DOPO LA LUCIDATURA

Se un difetto simile viene rilevato durante la rifinitura e la lucidatura, cioè quando lo strato di inibizione dell'ossigeno è già stato rimosso (Fig. 2), è strettamente necessario irruvidire la superficie. Con una preparazione smussata dell'area con la bolla d'aria, si creano le condizioni ottimali per un altro strato di composito che si integra bene con il materiale circostante (Fig. 3). Dopo la smussatura, la superficie deve essere sabbiata e pulita con KATANA™ Cleaner (Kuraray Noritake Dental Inc.) (Fig. 4a) o con acido ortofosforico al 37% (Fig. 4b). Dopo un accurato risciacquo e l'asciugatura, si può applicare un'ulteriore porzione di composito sulla superficie (Figg. da 5a a 5c). Se il difetto è di piccole dimensioni, si può applicare il composito anziché iniettarlo e riposizionare successivamente la mascherina in silicone.

 

Fig. 2. Vuoto sulla superficie, rilevato durante la finitura.

 

Fig. 3.  Vuoto rimosso e area smussata intorno al difetto.

 

Fig. 4a. Opzione 1: pulizia della superficie con KATANA™ Cleaner.

 

Fig. 4b. Opzione 2: mordenzatura con siringa K-ETCHANT.

 

Fig. 5a. Applicazione del composito (CLEARFIL MAJESTY™ ES Flow Low).

 

Fig. 5b. Riposizionamento della mascherina in silicone originale per ottenere la forma desiderata.

 

Fig. 5c. Restauro finale con una bella integrazione dei diversi strati di composito.

 

CASO 3: PROCEDURA DI RIPARAZIONE DOPO DUE O PIÙ SETTIMANE

Per i restauri danneggiati che sono rimasti in situ per più di due settimane, è necessario creare un'interfaccia composito-composito ideale mediante smussatura e irruvidimento della superficie. Un esempio perfetto è presentato nella Figura 6. La fase più importante per il successo della procedura è la preparazione adeguata della superficie del composito. Per gettare le basi di un forte legame tra il nuovo e il vecchio composito e per ottenere risultati estetici, è necessario creare uno smusso (Figg. 7a e 7b) per facilitare una transizione fluida tra i due strati. Una volta completato lo smusso, la superficie deve essere sabbiata con particelle di allumina di 27 μm (Fig. 8). Le fasi successive consigliate sono la mordenzatura del composito con acido ortofosforico al 37% (Fig. 9) e infine l'applicazione di CLEARFIL™ Universal Bond Quick (Fig. 10). Poiché l'adesivo universale contiene un agente di accoppiamento silano, non è necessaria un'applicazione separata di silano. Invece, il nuovo strato di composito può essere applicato immediatamente, ad esempio utilizzando la tecnica di iniezione fluida con una matrice esistente (Fig. 11).

 

Fig. 6. Restauro anteriore in composito fratturato che trae grande beneficio dalla riparazione - il composito rimanente è in ottimo stato per quanto riguarda il colore e la forma.

 

Fig. 7a. Smussatura con strumenti dedicati.

 

Fig. 7b.  Lo smusso ideale creato per garantire un'adesione forte e un'ottima integrazione ottica.

 

Fig. 8. Sabbiatura della superficie con particelle di allumina.

 

Fig. 9.  Mordenzatura con acido fosforico.

 

Fig. 10. Applicazione dell'adesivo universale.

 

Fig. 11. Composito applicato con la tecnica dell'iniezione fluida.

 

Fig. 12. Esito del trattamento.

 

CONCLUSIONE

I tre protocolli di riparazione descritti sono semplici e funzionano bene, a condizione che si crei un forte legame all'interfaccia composito-composito. Il modo in cui viene stabilito può essere leggermente diverso a seconda che lo strato di inibizione dell'ossigeno sia ancora presente o sia già stato rimosso. Utilizzando un adesivo universale come CLEARFIL™ Universal Bond Quick, la procedura è semplificata grazie all'eliminazione di fasi come l'applicazione separata del silano.

 

Dentista:

DR. MICHAŁ JACZEWSKI

 

Il Dr. Michał Jaczewski si è laureato all'Università di Medicina di Breslavia nel 2006 e oggi gestisce il suo studio privato nella città di Legnica, in Polonia. È specializzato in odontoiatria minimamente invasiva e digitale ed è il fondatore della Scuola di Occlusione Biofunzionale. Qui tiene lezioni e workshop incentrati sul trattamento completo del paziente.

 

PANAVIA SA Cement Universal
CLEARFIL DC CORE PLUS
CLEARFIL MAJESTY ES Flow
K-ETCHANT Syringe
CLEARFIL UNIVERSAL BOND QUICK
KATANA Cleaner